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GIOVENTU’ DIMENTICATA

Questa è la storia di Cristiana, una piccola orfana che crescendo cambiò il suo nome in Cris. Minuta, sempre stata una ribelle, i suoi capelli un nido di vespe d’un nero corvino un make up pesante per nascondere la sua giovane età di soli 17 anni.
Cresciuta sbandata con un patrigno alcolizzato Cris si arrangiava ad affrontare la vita a suo modo. Nel rione la conoscevano tutti. Aveva lasciato la scuola e si adattava a fare lavoretti insignificanti le ore piccole le trascorreva in un infimo locale frequentato da punk e gay, anche questo un lavoro per raggranellare un po di soldi. La notte le faceva paura ma nessuno la costringeva, era una sua scelta trovava rifugio in quel caos fatto di amori sbagliati, alcool, droghe, psicofarmaci.
Era sempre su di un filo che da un momento all’altro si sarebbe spezzato.Passava ore davanti allo specchio contemplando i suoi tatuaggi, fumando hashish, il vetro le restituiva un immagine opaca, la faceva più brutta i suoi occhi grandi sembravano fissare il vuoto. A volte ciondolava la testa cantando canzoni dalle parole strane che sfarfugliava, parole crude che nell’eco le ritornavano al cuore uccidendolo.
Ultimamente aveva perso quattro taglie, aveva smesso di mangiare…nessuno voleva saperne la ragione, nessuno si prendeva cura di lei e smise di urlarlo a tutto il mondo, perche di una ragazzina povera se ne infischiavano tutti.
Sarebbe bastato essere un altra con degli affetti, magari un lavoro in fabbrica e tornare a casa dove un patrigno non la venisse a cercare con dei luridi sentimenti, momenti che erano il funerale del suo cuore. In fondo non le importava di morire diceva che “anche morire è un arte”. Vissuta cosi per la strada aveva conosciuto tanti artisti che disprezzavano la vita e loro stessi si uccidevano conducendo un esistenza balorda. Cris era diventata fatalista, andava in giro con le calze bucate e la cicca fra le labbra, sembrava già una donna fatta. Solo gli uomini che incontrava la chiamavano baby e lei col suo bel viso compiaciuta le rispondeva con un sorriso.Il destino le fece incontrare un amica, Sonia più grande di lei, andavano d’accordo passavano molto tempo insieme. Un giorno più nero del solito Cris andò a casa della compagna era stata invitata un sacco di volte e quel giorno con la testa pesante si vesti molto carina e decise di andare.Busso al portone e da una finestra del quarto piano Sonia le gridò di salire, l’ascensore andava e veniva c’era un traffico inconsueto, giunta al piano sulla porta c’era ad aspettarla l’amica che la fece accomodare, attraversando il corridoio dalle stanze venivano rumori strani. Cris sembrava ancora più piccola i suoi occhi sorpresi guardavano da ogni parte.Quello che vide non le piacque, uomini svestiti con donne sguaiate e compiacenti.Sonia la spinse in una stanza e le disse di mettersi comoda. Cris non ci voleva credere che la sua cara amica l’avesse venduta, si senti un nodo in gola, una voce rauca che non era la sua emise un suono soffocato.
Aspettò poco… entrò una montagna d’uomo a dorso nudo con un enorme cinta di cuoio che reggeva i pantaloni. Terrorizzata per ciò che l’attendeva come una cerbiatta tradita cerco con gli occhi una via d’uscita, sentì una mandata alla porta, inebetita dal terrore non sapeva a chi rivolgersi il suo carnefice non era tipo da commuoversi.Fu un attimo prima di essere presa saltò dalla finestra, si udì un sordo tonfo e silenzio…il corpo esamine giaceva sull’asfalto bagnato, un sangue rosso che gridava vendetta la circondava, il piercing al naso le aveva lacerato la carne ,di lei restavano gli occhi sbarrati verso il cielo. Venne la polizia e tra le luci rosse e sirene di ambulanze, rimaneva un lenzuolo bianco a terra che copriva una piccola sconosciuta ….ancora poche ore e tutto sarebbe stato storia.

 

Mirella Narducci

Published inracconti

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