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IO TU E LA VERITA’

Sono scesa dalla macchina, con calma ho salito le scale del civico 22 una palazzina di città ben tenuta di stile umbertino. Non ricordavo le scale cosi ripide di un bel marmo rosa le avevo salite tante volte di corsa per arrivare in cima all’attico, il mio nido dove una vista panoramica mi mostrava le cupole e i tetti orlati da dolci tramonti.Entrai, a tastoni riuscii ad aprire le finestre che portavano sul terrazzo, una luce illuminò le stanze e i pochi mobili rimasti… una cornice su di un comò brillò baciata dal sole.Una foto, un viso, che avevo cancellato attirò il mio sguardo, aveva stampato in volto quel sorrisetto da gran farabutto che era. Se avesse potuto vedere i miei occhi erano diventati lame taglienti pronte a fare a brandelli le sue carni. Mi sarei saziata con l’ingiustizia e la cattiveria di cui era pregno ne sarebbe uscito un pasto succulento ma non l’avrei digerito come non mandai giù quella sera che rientrando stanca da un viaggio di lavoro trovai come nelle barzellette
sconce il mio uomo nel letto a dorso nudo,con il sorrisetto della foto che cercava di coprire una testa ricciuta.Mi guardava, sorpreso dal mio ritorno, con il riso da ebete ancora impresso, solo quello gli era rimasto non una parola. Trascorsero attimi di panico, le gambe non mi reggevano corsi sul terrazzo e vomitai, il cielo mi era testimone del dolore che provavo, irretita guardavo nel buio della notte avrei voluto essere inghiottita dalle tenebre per non dover di nuovo vedere la scena meschina seguita da bugie e chissà quante altre parole mi avrebbero ferita…ero già stata uccisa! Mi risparmiarono almeno la vergogna, nel frattempo si erano vestiti ed erano usciti senza dire nulla. Cosa mi rimaneva di fare, avevo sbagliato tutto nella mia vita non mi ero accorta di nulla fino a quel maledetto giorno. Chiusi la porta lasciando tutto come stava l’ora era tarda, in macchina andai alla casa al mare.
Nel tragitto pensai a quando lo conobbi,era un ragazzo irreprensibile di una moralità esagerata io vicino a lui mi sentivo una Salomè, provocante aperta a tutto. La sua timidezza mi faceva tenerezza diventando nei suoi confronti iperprotettiva. Non avevamo figli, lui era il mio bambino da coccolare e viziare.Non potevo immaginare, fu una sorpresa amara, perche se mi avesse tradito con una donna sarebbe stato più normale, avrei avuto una rivale con la quale confrontarmi, ma questa sua diversità mi faceva repulsione,rabbia, sconforto.
E’ passato molto tempo non ho perdonato, l’ho perso di vista non l’ho più cercato, la mia emotività è tornata controllabile anche se a volte mi capita di vedere due uomini che si danno la mano teneramente scambiandosi effusioni….sentimenti che una volta provavo anch’io ma con l’uomo sbagliato! Ho dovuto farmene una ragione non potevo portarmi dentro tanta desolazione tanta sofferenza un sentimento così devastante che mi avrebbe spinto anche a pensieri di morte…( L’ODIO distrugge anche chi lo vive!)

Mirella Narducci

Published inracconti

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