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IL BANCO VINCE….

Non era mai capitato di restare senza un soldo in tasca.Non potevo comprare niente e non avevo più niente da vendere. Finche ero in treno mi piaceva rimirare il tramonto sulla pianura, ma adesso mi lasciava indifferente e faceva tanto caldo che aspettavo con ansia il calare della sera per stendermi a dormire sotto un ponte. Già era una giornata di piena estate, precisamente una domenica, dove tutti chi poteva rimanevano sdraiati sulla spiaggia a prendere il sole. Ormai sera con il solo biglietto di ritorno mi trovavo su questo treno dopo un weekend di due giorni a Montecarlo. Vi ero andato per incontrare un amico che non vedevo da molto ed anche per visitare questo paradiso fiscale dove i sogni e l’alto prestigio lo rendevano magico. Il mio amico Carlo nel principato di Monaco vi aveva fatto fortuna era ricco. Lo stesso giorno del mio arrivo mi portò a conoscere posti meravigliosi, conosceva tutti, si accompagnava con donne raffinate, eleganti, ne conobbi un paio, con loro si passava da un locale all’altro. Carlo era generoso offriva lui, quando accennavo a pagare ridendo mi precedeva, ero suo ospite e non mi permetteva di contraccambiare. Passammo la notte senza mai dormire al mattino verso l’ora di pranzo uscii dalla sua bella casa mentre lui dormiva e visitai Montecarlo a piedi come un comune turista. E’ un sali scendi continuo, con vie curate e case molto belle di lusso.Arrivai in un bellissimo giardino con al centro una sontuosa struttura il leggendario Casinò di Montecarlo, era il regno del gioco d’azzardo. Seduto su una panchina presi un gelato e mi gustavo il movimento intorno al palazzo. Squillò il cellulare era Carlo mi chiedeva dove ero finito e mi invitava a raggiungerlo ad un indirizzo. Lo trovai era in piscina con amici ed amiche, mi getto un costume e mi unii a loro. Quel bagno mi fece bene, smaltii la stanchezza della passeggiata. Era il mio ultimo giorno di vacanza e strano non avevo speso nulla, solo una catenina con un cuore in Swarovski, un regalo forse per quella donna che avevo lasciato a casa ad aspettarmi! Carlo al pomeriggio era euforico, sembrava fatto, mi prese sotto braccio e mi disse che prima di partire dovevo vedere il Casinò, gli dissi che l’avevo visto ma lui insistette dicendo che era il suo giorno fortunato ed io gli avrei portato fortuna. All’ora fissata ci trovammo davanti al Casinò, l’interno era uno spettacolo brillava di luci e c’era già movimento, le slot machine mandavano quel suono particolare, soldi non se ne vedevano solo gruzzoli di fiches colorate. Prendemmo posto alla roulette puntai anch’io e quella fu la mia disgrazia, vinsi una bella somma. Pacche sulle spalle, sorrisi non potevo alzare i tacchi e andarmene mi feci prendere dall’euforia e puntai baldanzoso metà della vincita, credevo di fare la mia fortuna. Questa volta non ci furono applausi avevo perso, mortificato puntai ancora, feci l’occhietto a Carlo, che ubriaco mi sorrideva.Seguii con lo sguardo la pallina che si fermò lontana dal mio numero preferito il 22.Tentai ancora, persi di nuovo questa volta era pesante la cifra, avevo le tasche vuote, mi ero bevuto il cervello insieme allo champagne. Avevo una faccia che impressionò il mio amico che ancora cosciente mi portò di peso in macchina e alla stazione assicurandosi che avevo il biglietto. Ero uno zombi, non mi era mai accaduto di perdere il senno e quella cifra di danaro. Ora sul treno il paesaggio non mi interessava più, il tramonto era come quello di ogni sera, ero stanco stressato, al mio arrivo fatta notte sicuramente il primo ponte mi avrebbe dato asilo. Distrattamente misi una mano in tasca e la sola cosa che uscì fu la catenina col cuore in Swarovski, brillò sotto i miei occhi e quella luce mi dette il coraggio di indirizzare i miei passi dalla mia donna, lei avrebbe capito, era la mia sola ultima speranza.

Mirella Narducci

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