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L’ULTIMO RAMO

Se potesse capir  l’ultimo ramo
che ancor s’attacca al tronco
sbattuto stanco perde le foglie
ad una ad una ogni soffio
ormai le fa paura.
Tu albero forte che lo nutristi
lo innalzasti verdeggiante al sole
fiero dell’amor e dell’ombre
che a teco facea, non ricordi
il suo nascer, lo spuntar timido
dalla tua corteccia riconoscente
regalò frutti e fiori
senza mai chiedere nulla.
Come carne della tua carne
fu delle tue fronde la più bella.
Non era per gioco, ma per capriccio
che al vento offrivi i fianchi
e che tra i fulmini ti sentivi
forte quercia, salda eterna
nella vita tempestosa.
Non ricordi un fragile ramo
che ancor pende dal tuo fusto
ignaro che si possa esser travolti
da chi era la vita.
Ultimo ramo, d’albero ingrato
non sa il più forte che quando
or l’ora è più bella è già passata
Nulla più può, quando il ramo è spezzato.

Mirella Narducci

Published inpoesie

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