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FALENE LEGGERE COME UN RICORDO

Era sera l’aria dolce preannunciava l’estate la mia tristezza forse stava per finire, ormai 2 anni e il mio amato lui si trovava lontano  c’ eravamo giurati amore e fedeltà sperando di ritrovarci presto e coronare il nostro sogno. Proprio ieri avevo ricevuto una missiva alquanto misteriosa, Marco stava per tornare e mi dava appuntamento al molo 15…la nave che lo portava in patria sarebbe attraccata alle ore 19. Emozionata misi il vestito più bello, sciolsi i capelli quasi correndo raggiunsi il molo, era ancora presto non c’ era nessuno solo qualche operaio che sistemava delle funi, ma presto andò via anche lui. L’ acqua era nera come la pece, la sera stava per scendere, quando un grosso fanale mandò un forte chiarore che illuminava una panchina di pietra…questo bagliore mi dava coraggio e il pensiero di riabbracciare il mio amore mi rendeva forte, senza paura. Il tempo sembrava non passare mai, intorno alla luce iniziarono a venire grosse falene un pulviscolo di insetti che sbattevano le ali quasi a farsi spazio fra di loro. Da piccola ne avevo paura, cosi pelose e marroni le trovavo brutte. Di  lì  a poco erano diventate molte e si scontravano con un rumore sordo. Non ne avevo mai viste cosi tante, la luce le attirava sbattevano contro la lampada in maniera caotica impressionante. Anche se leggermente distante dal lampione ne vidi una enorme con disegnato sul corpo una testa di morto, lo presi come un presagio, la nave doveva essere arrivata ma il molo continuava ad essere deserto. Non mi stupiva che le farfalle della notte questa sera si erano date appuntamento al molo, non mi sentivo tranquilla, mi ripetevo che erano solo insetti innocui che al mattino non ci sarebbero stati più. Ad un tratto una figura scura si avvicinava, la luce con le farfalle svolazzanti illuminò Marco ci stringemmo in un forte abbraccio “piano” mi sussurrò, non avevo visto che aveva un tutore al braccio. Era sceso a un molo più avanti e grazie al grosso fanale mi aveva vista. Tornava da un territorio di guerra con un braccio ferito, lo guardai piangendo la falena dal teschio era volata via…non avevo più paura, lui era qui sano e salvo.

Mirella Narducci

Published inracconti

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