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PRANZO INDIMENTICABILE

La tavola , il cibo, la tovaglia ricamata mi riportano indietro nel tempo, quando la cucina riusciva a fare magie ed il pranzo preparato col cuore riuniva le persone e anche i cuori.Proverò a raccontarvi di un invito a pranzo a casa d’una mia cara amica. Una signora non più giovanissima ma con una forza da far invidia a molti, uno spirito libero e una abilissima cuoca.Si avvicinava il Natale e in questo periodo ci sentiamo più buoni così Maria inviò inviti a parenti e amici con la speranza di ritrovare gli affetti di una volta. Arrivato il giorno stabilito, il suono del campanello mi annunciò, Maria mi corse incontro con il suo bel sorriso e un eleganza semplice che la distingueva.C’erano già alcuni invitati due donne e un signore panciuto, erano nel tinello che discorrevano non si accorsero di me che ero sgaiattolata nella sala da pranzo con Maria che non finiva di ringraziarmi del dono che le avevo portato.Si aprì davanti ai miei occhi una tavola meravigliosa, coperti per una quindicina di persone, apparecchiata con gusto e amore dalla padrona di casa. Aveva superato se stessa per la cura dei particolari…segnaposti, fiori per ogni commensale e candele intonate alla tovaglia, i cristalli dei bicchieri brillavano come gemme. Una delizia per gli occhi e per il palato, gli aperitivi e gli antipasti erano stati disposti con cura sulla tavola, al centro un vino già decantava pronto per essere sorseggiato espandendo il suo profumo abboccato di uve pregiate. Arrivarono tutti, le due zitelle Cavallo, lo zio Francesco col suo giro vita da buongustaio, la maestra di Maria con la sua bella età, due ragazzini figli di una sorella e per ultimo Don Vito il parroco del paese. Qualcuno mi è sfuggito o non mi è stato presentato, tutti avevano preso posto e dopo il discorso di benvenuto, aiutata da una servetta iniziarono ad arrivare le portate i primi piatti. Gustosi agnolotti di carne, cannelloni con la besciamella, risotto agli asparagi, seguirono i secondi fagiano imperiale, anatra all’arancia, abbacchio al forno, polpettine e involtini farciti. Tutto squisito e abbondante, gli invitati non aprivano bocca, silenzio, tutti presi nel gustare le specialità. Sarà stata colpa del vino che il buon Francesco torvo in viso fece un appunto alla cuoca rimproverandola sarcasticamente che aveva contribuito alla morte di tanti animali e che la cucina vegetariana doveva sostituire le abitudini culinarie non solo le sue ma di tutto il paese.Quell’osservazione era inopportuna, c’è da dire che Francesco aveva la moglie vegetariana e preso dall’euforia si era eretto a paladino di quella scelta. Ne nacque una discussione ognuno diceva la propria opinione e il magnifico pranzo e tutto il lavoro che aveva comportato sfumava in quella bolgia di voci irritate. Maria non si perse d’animo oscurò le finestre il buio disorientò gli invitati mentre ad un tratto luci tremolanti annunciavano l’ingresso di una favolosa torta di panna e cioccolato, quando fu al centro della tavola si fece luce ed esclamazioni di stupore riempirono la sala, i visi non erano più biechi, gli occhi scintillavano, il dolce aveva mutato gli animi e la letizia ritornò fra i commensali. Maria sorrideva felice, tutto era stato perfetto, tra l’allegria generale si rideva come bambini…è vero forse eravamo tutti diventanti bambini. Già a tavola non si invecchia mai!

Mirella Narducci

Published inracconti

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