Skip to content

IL MISTERO DELLA GROTTA ETRUSCA

La storia degli Etruschi mi ha sempre affascinato, quale occasione più propizia di una visita alla più grande necropoli etrusca organizzata da due docenti dell’università. Dopo un appello minuzioso e le solite raccomandazioni ci divisero in gruppi. Come guida di cinque giovani scelsero me perché conoscevo quei posti. Così munita di piantina, con l’entusiasmo di sempre portai il mio sparuto gruppetto all’entrata di quella che doveva essere una casa etrusca ma somigliava ad una caverna, si doveva scendere nell’incavo di una grotta. La luce illuminò le pareti affrescate, colori stupendi disegnavano le pareti. Affascinati i giovani erano entusiasti, passavano da una stanza all’altra scoprendo dalle pitture la vita di questo popolo, anch’io ero presa da questa cultura antica. Ad un tratto mi fermai di colpo, la piantina che avevo non mi dava più le indicazioni giuste, era avvenuta qualche modifica il percorso non era più quello, si apriva davanti ai miei occhi un corridoio che andava in una direzione che non conoscevo. Provai una ritirata ma l’ambiente diventò un labirinto, non facevamo che ritrovarci allo stesso punto.Il tempo passava e nel sotterraneo si faceva sempre più buio. Tranquillizzai tutti nel dire che fuori sapevano dove eravamo e ci avrebbero trovati. I passaggi e le grotte che attraversavamo ci conducevano alle tombe, della necropoli, praticamente ai cimiteri di questi popoli. Al disagio del buio si aggiungeva il timore e la paura, scavi sempre più profondi portavano in grotte strette piene di tombe, l’aria era malsana e ogni tanto qualche rumore strano faceva pensare alla presenza di animali striscianti fuoriusciti dalle nicchie sovrapposte le une sulle altre. Le ragazze erano le più coraggiose, il buontempone del gruppo smise di ridere, l’altro cercava con me di trovare l’uscita. Con la luce di una torcia si intravedevano tra i mucchi di terra reperti di suppellettili ammassati, evidentemente era un lato nuovo del cimitero etrusco in allestimento, era per questo che la mia vecchia piantina non lo contemplava. L’entusiasmo si era spento, il posto macabro e misterioso era diventato spaventoso, le fantasie più assurde diventavano probabili. I cellulari caput, non c’era campo, eravamo completamente al buio. Una ragazza iniziò a cantare piano, poi più forte, un richiamo per farsi udire e allentare la tensione, sempre camminando inciampando seguivamo dei segni, sporgenze a tentoni tastando il terreno col piede. Ero sicura che andavamo dalla parte giusta, anche se i cinque ragazzi erano stremati e impauriti. Ad un tratto un corpo peloso mi fu addosso, gridammo tutti, una luce improvvisa illumino un bellissimo Labrador che scodinzolando ci fece le feste, insieme a lui e alla sua guida specializzata si concluse la brutta avventura. Fuori era notte ma almeno potevamo vedere le stelle. I ragazzi erano felici la lezione sugli Etruschi non l’avrebbero più dimenticata, per alcuni fu la loro tesi di laurea, ottenuta a pieni voti.

Mirella  Narducci

 

 

 

 

Published inracconti

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai alla barra degli strumenti