Ci sono notti dove il cuscino è pieno di spine, ti giri e rivolti nel letto non trovando riposo e ombre giganti sul muro vogliono farti paura. Una di queste notti la stanza sembrò tremare, i muri si sgretolarono e mi ritrovai in un sogno, sulle rive di un laghetto dove dei cigni eleganti fendevano le acque tranquille. In quel malinconico splendore, al tramonto mi apparve una figura inquietante, una signora, “la donna del lago “cosi la chiamai. Molto bella con un viso da bambina, eterea completamente nuda, dai seni bianchi acerbi, un corpo esile di fanciulla, il suo incarnato faceva contrasto con il nero corvino dei capelli. Ciò che appariva strano erano i lunghi guanti neri fino al gomito. Due occhi intensi profondi in un viso troppo piccolo, nascondevano un mistero o qualche triste presagio. Perché era entrata nel mio sogno, cercavo una spiegazione a questa sua visita, e del luogo fantastico in cui mi trovavo…cosa voleva dirmi? Decifrando i sogni si va a scavare nel passato per tradurre il geroglifico delle nostre azioni…chi era costei cosi fragile e al contempo austera?! Quei guanti le davano un aria da signora pur avendo un corpo da bambina. Un pensiero mi sconvolse quella figura potevo essere io, ormai donna, cresciuta, saggia ma ugualmente custode di vezzi e giochi del passato mai abbandonati. Le mani inguainate potevano far pensare di non volersi sporcare o di preservarsi da contagi anche se impudica si mostrava. Dal suo viso traspariva un carattere discreto, propenso alla gentilezza, misterioso, non ti faceva capire quanto fosse innocua. Poteva essere la vendicatrice di un’onta rimasta impunita, una dea purificatrice. Ad un tratto mi fissò con uno sguardo di fuoco, il viso era pallido, apatico, sospiri profondi che erano singhiozzi le facevano tremare le labbra, chissà quante pene d’amore le scuotevano il petto. Intimorita da costei non ebbi più il desiderio di sapere, avevo come un presentimento. La giovane donna dai guanti neri voleva ricordarmi che prima di essere sogno, era stata una donna reale che provava emozioni, e fiumi incandescenti di passioni avevano attraversato la sua vita. Spaventata da quella visione, imbrattavo fogli pieni di correzioni come se la grammatica usata non fosse quella giusta.Implorai il fantasma inquieto, la supplicai di tornare nella sua ombra, di uscire dai miei sogni, di lasciare le mie notti tranquille, perché nella mia vita nulla fu peccato, ma solo sogno e amore.
Mirella Narducci
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