E’ una di quelle notti in cui non si dorme  i pensieri affollano la mente diversamente dalle altre sere ho un ospite…il gatto dello stabile è venuto a farmi compagnia non so da quale pertugio del terrazzo sia passato ma ora è quà in casa mia. Lo chiamano Alì è un po’ di tutti  i condomini va sempre in giro in cerca di qualcuno che gli offra del cibo e qualche carezza che ottiene fissandoti con occhi supplichevoli. Non mi piace il nome che gli hanno dato, io l’ho ribattezzato Belzebù perché è tutto nero e ha gli occhi che riflettono bagliori rossi, somiglia a un diavolo. Che nottata sola sul letto con un gatto che si lecca i baffi umidi del latte appena bevuto  almeno lui è soddisfatto e tranquillo ora che ha mangiato ha  un aspetto possente come un ghepardo fra gli alberi della savana. Non mi dispiacerebbe in una seconda vita essere un gatto, uno che non si lega mai davvero a nessuno, uno che “decide” di amare perché in fondo non ne ha bisogno e se la sa vedere anche da solo senza rompere le balle agli altri. La sua presenza mi ha distolto dai tristi bilanci che in nottate come queste si fanno, tanto se mi buttassero sulla terra altre dieci volte compirei sempre il medesimo percorso e cozzerei di continuo contro gli stessi scogli…a volte siamo come le formiche che seguono una strada già tracciata. Mi piacerebbe essere un gatto maschio andrei tutto il giorno a zonzo in cerca di qualche micetta da corteggiare, per mangiare eviterei i bidoni dell’immondizia troverei una gattara da spolpare tenendomi stretta la mia libertà. Sono le quattro del mattino fuori è buio un antifurto suona a intervalli regolari i gatti sono raggomitolati sotto le auto, il quartiere dorme presto farà giorno, decido di chiudere gli occhi Belzebù arrotolato ai miei piedi già ronfa i sogni ormai esauriti lasciano spazio alla mia vena creativa immaginando un mondo diverso. Il tepore del micio nero mi consola e la mia notte deve ancora finire.

Mirella Narducci