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UNA AVVENTURA

Partenza da Amburgo, la nave prende il largo fra uno stridio di gabbiani. La sua rotta è una di quelle da sogno verso il Polo Nord, il modo più comodo per raggiungere il tetto del mondo. Man mano che la meta si avvicinava l’aria si faceva più frizzante, l’afa di Roma diventava un ricordo e il maglione il mio più fedele amico. Cielo bigio e mare scuro ma non ci facevo più caso perche è una caratteristica di queste zone artiche, non dovevo aspettarmi la gioiosità e il calore delle nostre terre sempre baciate dal sole. Qui il sole si può vedere anche all’una di notte e la luce illumina l’oceano…un sole che non tramonta mai, se vuoi dormire, tiri le tende e crei la tua notte. Viaggiavo da solo, sui 30 anni, brillante avvocato, fuggivo da un matrimonio fallito. Capo Nord mi sembrava il luogo dove avrei potuto voltare pagina. Non lasciavo quasi mai la cabina, la gente mi infastidiva e leggere nei loro occhi la felicità della vacanza mi faceva male. Solo dopo cena mi fermavo in uno dei tanti salotti per un drink. Questa mia solitudine attirò l’attenzione di un barman donna, una deliziosa ragazza, molto discreta sempre in ordine, seriamente presa a shakerare miscele di alcolici con abilità. Ero diventato un habitue, appena arrivavo con un sorriso dolce mi chiedeva “Il solito”. Una sera rimasi deluso lei non c’era. Il sostituto mi informò che era il giorno che non faceva la notte. Mi mancava il suo sguardo, quel silenzio pieno di comprensione, mi dava fiducia, non era invadente come la maggior parte delle persone che frequentavo. Uscii sul ponte, il mare era agitato, spruzzi d’acqua mi bagnavano il viso, fra le onde mi sembrava di vedere cacciatori di balene e il capitano Achab inseguire la sua preda. Mentre fantasticavo intravidi una figura esile aggrappata al parapetto della nave, non faceva resistenza la furia delle onde l’avrebbe trascinata via. Prontamente la tirai a me, la portai al riparo era lei la ragazza del bar. Un pulcino bagnato, frastornata, con l’urlo del vento fra i capelli si era abbandonata fra le mie braccia. La stringevo, era bellissima, senza la divisa sembrava una sirena, senza coda. Se l’avessi lasciata sola era probabile che avrebbe tentato di tuffarsi in acqua. Non sapevo nulla di lei, eravamo due sconosciuti attratti da qualcosa di molto forte… L’ amore. La portai nella mia cabina, l’adagiai sul letto mentre io rimasi sulla poltrona assai scomoda tentando di dormire. Ero il suo salvatore e lei la mia sorvegliata speciale, doveva riposare tranquilla. All’alba in un dormiveglia forzato mi è venuta vicino e mi ha sussurrato in un orecchio, ehi tu scemo mi prometti che ci rivedremo?
 Te lo prometto. 
Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto … Ci vediamo questa notte …. tvb.

P.S Ancora oggi non ho compreso perché mi ha detto scemo!!
Valle a capire le donne!

Mirella Narducci

Published inracconti

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